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Basilea 2

L'accordo di Basilea e l'impatto sull'economia del territorio.

L'Accordo di Basilea 2 e l'impatto sulle imprese

Il 26 giugno 2004 è stato approvato definitivamente il nuovo accordo interbancario sulla patrimonializzazione minima delle banche, noto come "Basilea 2". Il Comitato di Basilea, che è composto dai governatori delle banche centrali dei principali paesi industrializzati, ha quindi definito le regole di comportamento che le banche dovranno rispettare. Tale Accordo sarà recepito nella normativa bancaria di più di 200 paesi.

 

Le caratteristiche delle aziende italiane di piccole dimensioni, spesso sotto capitalizzate e troppo indebitate, sono tali da comportare l'attribuzione ad esse di scoring molto bassi nella maggior parte dei casi. Dal momento che un scoring basso indica un'impresa più rischiosa, e, maggiore è il rischio, più alti sono i tassi di interesse applicati dalle banche, l'attribuzione di scoring molto bassi implicherà, nella migliore delle ipotesi, che le imprese pagheranno dei tassi di interessi maggiori di quelli attuali.

Si può inoltre ipotizzare che alcune aziende possano essere escluse dall'accesso al credito (come alcune analisi già indicano), con la conseguente impossibilità per l'impresa di proseguire l'attività. Queste imprese, allora, potrebbero essere assorbite da aziende più sane o potrebbero essere liquidate, innescando un processo di concentrazione e crescita dimensionale, che è già da tempo in atto nel settore commerciale, e che nel settore bancario sta procedendo con la creazione di grandi gruppi.

 

Il 26 luglio 2004, tale Accordo è stato recepito dalla Unione Europea. Le banche italiane, come quelle di ogni stato membro della UE, devono rispettare le regole dettate dall'Accordo.

 

L'Accordo di Basilea 2 il 1° gennaio 2008; l'applicazione dei nuovi criteri di valutazione del merito creditizio delle imprese, tuttavia, è già in fase di attuazione da parte delle principali banche italiane, in quanto servono alcuni anni per verificare il funzionamento dei sistemi interni di attribuzione del scoring. Inoltre le banche devono fornire a Banca d'Italia la situazione del rischio del loro portafoglio crediti entro il 31.12.2005.

 

Quali sono le novità per il sistema bancario introdotte dal nuovo Accordo, e quali sono le conseguenze sul rapporto banca e impresa?

 

Il nuovo Accordo di Basilea 2 si basa sui cosiddetti 3 pilastri:

  • il controllo prudenziale
  • la disciplina di mercato
  • i requisiti patrimoniali

Vediamo brevemente il significato dei primi 2 pilastri, che non hanno una ricaduta diretta sul rapporto banca e impresa, soffermandoci poi più approfonditamente sui requisiti patrimoniali, che invece impattano sulle imprese, dal momento che introducono i nuovi criteri di valutazione del merito creditizio.

 

Il controllo prudenziale

L'obbiettivo è di assicurare che ogni Banca utilizzi adeguati procedimenti interni per valutare l'adeguatezza del proprio patrimonio, sulla base di una misurazione accurata dei rischi finanziari a cui è esposta. Le autorità di vigilanza (per l'Italia, la Banca d'Italia) dovranno accertare che le Banche valutino in maniera corretta i rischi al fine della determinazione del Capitale Proprio minimo per poter operare. Il Comitato non impone un modello unico di valutazione, ma obbliga ogni banca a dotarsi di un sistema di valutazione del rischio finanziario. I singoli modelli dovranno essere validati da Banca d'Italia. Se una banca non ottiene la validazione del proprio modello di analisi, sarà Banca d'Italia a fissare il Capitale proprio minimo che la stessa dovrà detenere.

 

L'informativa di mercato

Questo pilastro si riferisce alla disciplina di mercato, ovvero alla trasparenza. Il nuovo Accordo definisce un livello minimo di informazioni, di carattere quantitativo ma anche qualitativo, che le Banche dovranno fornire al mercato. Il Comitato ritiene che un'informativa esauriente sulla relazione tra il rischio e la dotazione di capitale proprio di una Banca sia fondamentale per capire la sua solidità finanziaria.

 

I requisiti patrimoniali

I requisiti patrimoniali minimi delle Banche saranno funzione del rapporto tra il patrimonio di vigilanza della Banca e le attività ponderate per il rischio.

 

Patrimonio di vigilanza
Rischio di credito + rischi di mercato + rischi operativi
 

 

 



Tale rapporto non deve essere inferiore all' 8 %

 

In sintesi, Basilea 2 stabilisce che ogni banca deve avere un Capitale Proprio (Patrimonio di Vigilanza) di entità adeguata a coprire i rischi di perdite inattese derivanti dall'attività svolta dalla banca.

 

Nell'ambito dei requisiti patrimoniali, il nuovo Accordo individua 3 categorie di rischi a cui è sottoposta la banca:

  • i rischi di mercato
  • i rischi di credito
  • i rischi operativi

I rischi operativi riguardano la possibilità che la banca subisca delle perdite dirette o indirette risultanti dall'inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane, sistemi interni, o di origine esterna.

 

Per quanto riguarda i rischi di mercato, resta invariato il coefficiente minimo dell'8% e le regole che definiscono il patrimonio di vigilanza; mentre mutano quelle che definiscono il coefficiente di ponderazione, in base al quale calcolare l'attivo ponderato.

 

I rischi di credito sono invece quelli che interessano di più alle imprese, in quanto riguardano la possibilità che la banca subisca perdite inattese a causa del default (insolvenza) delle imprese affidate.

 

Per quanto riguarda le perdite attese, le banche dovranno continuare a coprirle con i fondi svalutazione crediti.

 

La quantificazione della perdita inattesa, invece, serve per determinare:

  1. l'entità di Capitale Proprio minimo da detenere;
  2. il prezzo (tasso di interesse e commissioni) della raccolta e degli impieghi (il pricing)

Infatti il tasso (prezzo) da applicare ad un affidamento o sulla raccolta, è determinato da 2 componenti:

  • il tasso "risk free" (ad es. Euribor, ovvero il tasso di rendimento degli investimenti non rischiosi);
  • il premio per il rischio (strettamente collegato alla rischiosità della singola impresa).

 

Quindi se la banca non sarà in grado di determinare il rischio dell'impresa, non potrà determinare il giusto prezzo dell'affidamento / raccolta e il capitale proprio minimo da mantenere.

 

Quantificare il rischio di ogni singola impresa, secondo Basilea 2, significa cercare di capire quante probabilità ha quell'impresa di andare in default (insolvenza) entro 12 mesi.

 

Senza addentrarci nei dettagli tecnici dell'accordo di Basilea 2 (per scaricare la versione completa: www.bis.org), vediamo come può essere calcolata il rischio dell'impresa e quali sono gli indicatori dell'andamento aziendale che vengono presi in esame, per determinare tale rischio.

 

Il rischio dell'impresa viene associato alla "probabilità di default" (PD), ovvero alla probabilità che un'impresa entro 12 mesi non sia in grado di far fronte ai propri impegni finanziari; ricordiamo che per Basilea 2 viene considerata insolvente un'impresa che non paga una rata di un debito scaduta da più di 90 gg (per l'Italia per i primi 5 anni tale limite è stato elevato a 180 gg).

 

Per determinare la PD di ogni impresa, la banca deve implementare un sistema di attribuzione dello scoring, attraverso alcuni passaggi principali:

  • la banca distingue fra soggetti affidabili e non;
  • viene introdotto un sistema di scoring per migliorare il grado di differenziazione delle posizioni creditizie;
  • si definisce un sistema di classi ri scoring;
  • la banca raggruppa il proprio portafoglio crediti in classi omogenee di rischio.

Vediamo in dettaglio quale è l'attività operativa che deve fare la banca per suddividere le imprese clienti nelle singole classi di scoring. Dopo aver esaminato i bilanci (minimo 3, meglio 5) di numerose imprese, si determinano gli indicatori significativi per il monitoraggio degli equilibri aziendali. Tali indicatori sono alla base della quantificazione della probabilità di default delle imprese.

 

Quindi si assegna ogni impresa ad una classe di scoring in funzione dei valori assunti dall'insieme degli indicatori; infine si studia la correlazione nel tempo tra i cambiamenti di classe di scoring e l'insorgenza di uno stato di default.

 

Al termine dell'indagine si è in grado di determinare la percentuale di probabilità che un'impresa vada in default entro 12 mesi.

 

Gli indicatori che vengono monitorati per misurare il grado di equilibrio di un'impresa e il suo trend di sviluppo, sono:

  • indicatori dell'equilibrio patrimoniale
  • indicatori dell'equilibrio finanziario
  • indicatori dell'equilibrio economico
  • indicatori del trend di sviluppo

 

Indicatori dell'equilibrio patrimoniale

Sono quelli che indicano se c'è una corretta copertura degli investimenti operativi da parte delle fonti di capitale:

 
 
formula1

formula2
 

 

 

dove:

  • CP è il Capitale Proprio;
  • CF è il Capitale Fisso, costituito dalle immobilizzazioni nette di gestione (cioè al netto dei fondi ammortamento e della eventuale parte non ancora pagata);
  • CTm/l è il Capitale di terzi finanziario a medio/lungo termine (mutui, leasing).

 

Indicatori dell'equilibrio finanziario

Sono quelli che indicano se c'è un corretto rapporto tra fonti di capitale di terzi e fonti di capitale proprio; tale indicatore può variare:

 
  • per le grandi imprese, dovrebbe essere:
formula3
  • per le piccole imprese, puo' arrivare a:
formula4
 

dove:

  • CP è il Capitale Proprio;
  • CT è il Capitale di Terzi totale finanziario.

Indicatori dell'equilibrio economico
Sono quelli che indicano se c'è una adeguata remunerazione delle fonti di capitale:

 

 

 
ROI = WACC
(Return On Investiment) (Weighted Average Cost of Capital)
 

 

 

Quando non è possibile conoscere le attese di remunerazione sul Capitale Proprio si sostituisce il WACC con i%:

 

 

 
ROI = i%
(Redditività CI operativo) (Costo medio ponderato capitale terzi)
 

 

 

Indicatori del trend di sviluppo

Sono quelli che ci indicano l'evolversi degli equilibri patrimoniale, finanziario ed economico da un anno all'altro:

 

 

 
Variazioni TREND

Positivo Negativo
1) Var. % Fatturato >0 <0
2) Var. % CF - Var. % Fatturato <0 >0
3) Var. % Capitale di Giro - Var. % Fatturato <0 >0
4) Var. % (CP/CF) >0 <0
5) Var. % (CT/CP) <0 >0
6) Var. % (ROI-i) >0 <0
7) Var. % (Ris. Bilancio/CP) >0 <0



 

 

 

 

 

 

 

 

Il rapporto banca-impresa nello scenario modificato da Basilea 2

 

Nel contesto che si sta delineando, si può notare un profondo cambiamento del rapporto tra banca e impresa, ma anche un cambiamento radicale nel modo di pianificare e gestire lo sviluppo di un'impresa.

 

Le ragioni dei cambiamenti profondi che sono già avvenuti e che sono in atto, possono essere riassunte in 3 punti:

  • liberalizzazione del mercato dei capitali, introduzione dell'Euro;
  • diminuzione del numero complessivo degli istituti bancari per fusioni e altro;
  • nuova legge bancaria del 1994, introduzione degli accordi di Basilea 2

Il primo punto ha comportato il passaggio dell'Italia da un'economia chiusa e centralizzata, in cui la quasi totalità del sistema era in mano allo Stato (banche, utilities, principali industrie, sistema dei trasporti, poste, ecc.), ad un'economia di mercato; le conseguenze di questo cambiamento sono, ad esempio:

  • l'impossibilità dello Stato di manovrare i tassi al di fuori delle regole del libero mercato: non è possibile quindi rendere artificialmente competitive imprese inefficienti;
  • l'impossibilità di rendere competitive le imprese italiane svalutando la lira rispetto alle altre monete; le imprese italiane, anzi, adesso subiscono le politiche monetarie della BCE che sono di segno esattamente opposto rispetto a quelle dell'Italia in passato.

Il secondo punto ha come conseguenza principale la riduzione dell'affidamento concesso ad un'impresa che avesse avuto affidamenti con più istituti successivamente accorpati; questo perché le banche considerano minore il rischio di un'impresa quando l'affidamento viene ripartito su più istituti bancari (interpretando erroneamente il concetto di frazionamento del rischio).

 

Il terzo punto ha visto le banche trasformarsi in imprese gestite con logiche privatistiche che devono produrre risultati economici soddisfacenti per gli azionisti; mentre infatti la vecchia legge bancaria del 1936 recitava "la raccolta del risparmio fra il pubblico sotto ogni forma e l'esercizio del credito sono funzioni di pubblico interesse", la nuova legge del 1994 dice "la raccolta del risparmio fra il pubblico e l'esercizio del credito costituiscono attività bancaria. Essa ha carattere d'impresa".

 

La banca deve quindi operare nel rispetto del principio di economicità che appartiene a ciascuna impresa.

 

Basilea 2, in questo contesto, introduce dei parametri per regolamentare e codificare il cambiamento innescato da quanto sopra descritto.

 

L'Accordo stabilisce, infatti, quali sono gli elementi di rischio che la banca incontra nello svolgimento della propria attività, quali sono le possibili metodologie per quantificare questi rischi, al fine di determinare la quota minima di capitale proprio da detenere per non andare essa stessa in default a causa di perdite inattese.

 

Si capisce come in questo scenario il modo di fare impresa e di rapportarsi con le banche sia profondamente cambiato.

 

Innanzitutto per essere e per mantenersi competitiva nei mercati globalizzati, caratterizzati da cambiamenti sempre più veloci, un'impresa non deve più preoccuparsi solo dei risultati economici, come ha fatto in passato, ma deve avere una struttura patrimoniale adeguata al proprio business e una struttura finanziaria adeguata ad affrontare anche i cicli economici negativi.

 

Soprattutto l'impresa deve passare da un logica orientata al controllo, ad una indirizzata alla pianificazione e controllo, e quindi alla creazione del budgeting annuale e dei piani pluriennali.

 

Solo così, infatti, l'impresa sarà in grado di simulare l'impatto delle scelte future sui propri equilibri economico-finanziari; e solo così potrà fare un continuo e puntuale lavoro di controllo a consuntivo e di analisi degli scostamenti che consentiranno eventualmente di rivedere le politiche e i piani aziendali.

 

Naturalmente è molto rilevante anche il riflesso del mutamento di scenario sul cambiamento del rapporto con le banche. Per le imprese che lavorano anche con capitale di terzi e non solo con il proprio, il rapporto va gestito in modo trasparente e consapevole.

 

Le banche, infatti, per poter migliorare la percezione del rischio di un'impresa, hanno bisogno di informazioni precise e veritiere, e necessitano di condividere i piani futuri dell'impresa.

 

Non bastano più i bilanci consuntivi presentati in passato, là dove l'opacità del bilancio e l'inadeguatezza degli indicatori da esso desunti era compensata dalla conoscenza personale dell'imprenditore e dalle garanzie.

 

Basilea 2, infatti, ridimensiona il ruolo che le garanzie hanno avuto fino ad ora nella gestione del rapporto tra banca e impresa, tenendo valide solamente quelle liquide ed immediatamente escutibili.

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